Il concetto di stress venne concepito esattamente come molte altre importantissime scoperte scientifiche: cercando una cosa e trovandone un’altra.
Il “papà” di questo concepimento intellettuale è il Dr. Janos Selye (detto Hans) fisiologo austriaco nato nel 1907 che, concedetemi una punta di umorismo, arrivò a quella straordinaria intuizione grazie soprattutto alla sua goffaggine nel trattare coi ratti da laboratorio. Un esempio lampante di come l’essere imbranati possa in alcuni casi gettare le basi per salvare il mondo.
Il “papà” di questo concepimento intellettuale è il Dr. Janos Selye (detto Hans) fisiologo austriaco nato nel 1907 che, concedetemi una punta di umorismo, arrivò a quella straordinaria intuizione grazie soprattutto alla sua goffaggine nel trattare coi ratti da laboratorio. Un esempio lampante di come l’essere imbranati possa in alcuni casi gettare le basi per salvare il mondo.
Negli Anni ’30, il dr. Janos Selye (detto Hans) emigrò negli Stati Uniti dove cominciò la sua attività nel campo della ricerca endocrinologica, lo studio della comunicazione ormonale all’interno del corpo. In quel periodo gli fu assegnato il compito di capire come agisse nel corpo un tipo di estratto ovarico appena scoperto.
La sua scarsa abilità nell’iniettare quell’estratto ai ratti portò spesso a farli cadere, così da doverli rincorrere per metà della giornata all’interno del laboratorio, spaventarli per farli uscire da dietro i mobili, e via dicendo. Questo per diversi mesi, finché Selye non esaminò i ratti e scoprì qualcosa di straordinario: avevano ulcere, ghiandole surrenali (fonti di importanti ormoni dello stress) ingrossate, tessuti immunitari atrofizzati.
Credendo di aver scoperto i possibili effetti dell’estratto ovarico, ripeté le iniezioni aggiungendo un gruppo di controllo, a cui fu iniettata soluzione salina. Ma i ratti, sottoposti continuamente alla poca “delicatezza” del professore, mostrarono gli stessi effetti in entrambi i gruppi.
Non aveva senso! Preso dallo sconforto, Selye aveva cominciato ad iniettare alle povere bestie qualsiasi cosa, persino formalina, un liquido tossico usato in laboratorio per la conservazione degli organi, trovando tutte le volte le stesse condizioni: ulcere, ghiandole surrenali ingrossate, tessuti immunitari atrofizzati.
Quasi sull’orlo della depressione e dell’abbandono di quella linea di ricerca, a Selye tornarono in mente alcune osservazioni che aveva fatto durante i suoi studi in medicina a Praga: egli aveva notato diversi pazienti che avevano alterazioni fisiologiche simili a quelle dei ratti, senza tuttavia avere malattie specifiche.
Da acuto osservatore e brillante scienziato qual era, Selye collegò il ricordo alle sue peripezie in laboratorio. Fu così che si accese la lampadina: e se esistesse una reazione difensiva dell’organismo a stimoli nocivi di varia natura? Nacque dunque il concetto di stress con un articolo sulla rivista Nature nel 1936, influenzando tutta la ricerca seguente in tema di salute.
La sua scarsa abilità nell’iniettare quell’estratto ai ratti portò spesso a farli cadere, così da doverli rincorrere per metà della giornata all’interno del laboratorio, spaventarli per farli uscire da dietro i mobili, e via dicendo. Questo per diversi mesi, finché Selye non esaminò i ratti e scoprì qualcosa di straordinario: avevano ulcere, ghiandole surrenali (fonti di importanti ormoni dello stress) ingrossate, tessuti immunitari atrofizzati.
Credendo di aver scoperto i possibili effetti dell’estratto ovarico, ripeté le iniezioni aggiungendo un gruppo di controllo, a cui fu iniettata soluzione salina. Ma i ratti, sottoposti continuamente alla poca “delicatezza” del professore, mostrarono gli stessi effetti in entrambi i gruppi.
Non aveva senso! Preso dallo sconforto, Selye aveva cominciato ad iniettare alle povere bestie qualsiasi cosa, persino formalina, un liquido tossico usato in laboratorio per la conservazione degli organi, trovando tutte le volte le stesse condizioni: ulcere, ghiandole surrenali ingrossate, tessuti immunitari atrofizzati.
Quasi sull’orlo della depressione e dell’abbandono di quella linea di ricerca, a Selye tornarono in mente alcune osservazioni che aveva fatto durante i suoi studi in medicina a Praga: egli aveva notato diversi pazienti che avevano alterazioni fisiologiche simili a quelle dei ratti, senza tuttavia avere malattie specifiche.
Da acuto osservatore e brillante scienziato qual era, Selye collegò il ricordo alle sue peripezie in laboratorio. Fu così che si accese la lampadina: e se esistesse una reazione difensiva dell’organismo a stimoli nocivi di varia natura? Nacque dunque il concetto di stress con un articolo sulla rivista Nature nel 1936, influenzando tutta la ricerca seguente in tema di salute.