Nella sua versione cosiddetta somatica, esso consiste nell’apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione passiva (il “training”), centrati sul controllo di alcune sensazioni corporee, che portano ad ottenere spontanee modificazioni neurovegetative che andranno a riequilibrare i parametri alterati dalle situazioni di stress. Queste modificazioni sono autoindotte (“autogeno” significa “che si genera da sé) differenziando questa tecnica da altre in cui serve necessariamente un terapeuta ogni qualvolta si utilizzino (ad esempio l’ipnosi).
Il principio fondamentale su cui si basa il Training Autogeno è quello del condizionamento. Con la ripetizione degli esercizi è infatti possibile ottenere l’associazione tra una formula (simile a un mantra) ed un esercizio mentale (inizialmente stimoli neutri) con uno stato psicofisico (risposta incondizionata) che diviene risposta condizionata in seguito alla pratica. In altre parole, attraverso la mente si impara a controllare il corpo.
Grazie a queste caratteristiche, il Training Autogeno è una tecnica molto utilizzata nel trattamento dei disturbi da stress. Ma rappresenta anche una risorsa importante nello sport. In che modo?
- Prevenire e ridurre turbe psichiche o psicosomatiche causate da allenamenti e gare;
- Superare ripercussioni psicologiche di traumi e insuccessi;
- Limitare l’uso di farmaci ed il rischio di doping;
- Migliorare il gesto tecnico grazie ad un tono muscolare ottimale ed una maggiore consapevolezza del proprio schema corporeo;
- Favorire il rilassamento muscolare prevendo alcuni infortuni;
- Recuperare velocemente le energie (una sessione di 20 minuti equivale a circa 3 ore di sonno riposante);
- Ridurre l’ansia delle gare.
Soprattutto rispetto all’ansia pre-gara, il Training Autogeno si rivela molto utile. Quando siamo in ansia, il nostro corpo reagisce eccessivamente, aumentando la pressione sanguigna e irrigidendo i muscoli. Inoltre i nostri pensieri si fanno più opprimenti e disturbanti. Tutti questi fattori possono portare a fare un maggior numero di errori in gara, mandando all’aria i sacrifici fatti in allenamento.
Prendersi 10 minuti prima della gara per un po’ di Training Autogeno, consente all’atleta di ripristinare uno stato di calma funzionale ad affrontare la sfida, dandogli maggior controllo sugli stati d’animo negativi (paura, insicurezza) e mettendolo in condizione di dare il meglio di sé. Con un po’ di pratica alle spalle, si possono anche utilizzare dei mini-training veloci strategici nelle pause in gara.
Il Training Autogeno può essere quindi un’arma in più per ogni sportivo: per acquisirlo bastano 8 settimane di pratica e, ovviamente, più ci si allena e più veloce ed efficace diventa nel tempo. Vale la pena provarci, no?
E’ molto interessante sopratutto per chi come me pratica una disciplina sportiva a livello agonistico, ed attraversa un periodo di stress che influisce negativamente sulle prestazioni sportive, inducendo una perdita di sicurezza che a sua volta innesca meccanismi di ansia che influiscono negativamente sulle prestazioni, in una spirale sempre più difficile da superare